giovedì, Aprile 25, 2024
servizio civile

I volontari di Servizio Civile si raccontano

Durante il corso di formazione generale, tenutosi a Roma nel mese di gennaio-febbraio 2019, i volontari e le volontarie dei progetti di Servizio Civile dell’anno 2018-2019, provenienti da tutta Italia, sono stati coinvolti in varie esercitazioni ed attività didattiche, permettendo loro di esprimersi meglio a livello personale. L’ultima attività consisteva nel formare delle coppie miste per potersi a turno intervistare, seguendo una traccia di domande creata da loro stessi a piacere. Condividiamo le loro storie. Storie sincere di giovani, di difficoltà, di sogni da realizzare e di speranze da coltivare. Buona lettura!

Abramo Francesconi: Cresciuto tra le braccia del volontariato

Intervista ad Abramo Francesconi, volontario di Crea, progetto “Animare Territori Solidali coi Minori”, a cura di Naomi Palmieri, volontaria presso U.P.D Cittadella, per il progetto “Animare Territori Solidali coi Minori”.

Giovane e aspirante “relativista cronico”, il ventitreenne anticonformista Abramo Francesconi mira ad una personalissima realtà, fatta di traguardi e consapevolezze. Con una formazione scientifica alle spalle e il lascito di un’esperienza di pellegrinaggio verso Santiago di Compostela, Abramo ci racconta com’è approdato al CIPSI.

Perché hai scelto il Servizio Civile Nazionale?

Perché credo in ciò che si può fare mediante il Servizio Civile Nazionale. Offre dei valori che ritengo importanti e che personalmente sento di voler coltivare.

A quali valori ti riferisci?

A quelli che mi sono stati dati dai miei genitori. Si sono conosciuti in una casa famiglia a Capodarco dove collaboravano come volontari. Quindi sono inevitabilmente cresciuto in un ambiente in cui si dà volentieri aiuto agli altri. Anche se ho collegato solo in un secondo momento i puntini che mi hanno portato a questo ambito, ho sempre e istintivamente dimostrato la prontezza necessaria per “dare una mano”. Sono il quarto di otto figli quindi è anche grazie a questo che su certi ambiti non mi sento in difficoltà, come l’interagire con gli adolescenti.

Quindi ora stai facendo quello che ti piace?

Non sono ancora uscito del tutto fuori da pensieri contrastanti in merito a quello che faccio. Ci sono state situazioni e scelte che definisco passaggi indispensabili per crescere e capire cosa voglio fare davvero. Cerco di essere flessibile ma non volubile. Non voglio farmi influenzare troppo per poi prendere delle scelte sbagliate in merito ad ambiti che non mi piacciono. Ragiono con la mia testa. Non ho rimpianti. Quello che sto facendo mi rende felice.

Cosa ti piace fare nel tuo tempo libero?

La musica mi piace molto anche se non suono veramente nulla tranne qualche nota con il pianoforte o l’ukulele. Mi piace anche leggere, fin da quando ero piccolo. Principalmente romanzi d’autore. Guardo film con i miei amici e, quando posso, viaggio. Generalmente due volte l’anno. Il viaggio più bello che io abbia mai fatto e che rifarei, è il cammino di Santiago di Compostela. Eravamo in tre, io e due miei carissimi amici. Mi ha permesso di stare davvero a contatto con la natura. Anche se non l’ho fatto per motivi religiosi ha avuto un forte impatto sulla mia spiritualità. Quando posso cerco di fare attività fisica, come: calcetto con gli amici, pallavolo e rugby.

Dove ti vedi da qui a un anno?

Sicuramente avrò finito il servizio Civile. Mi ci vedo a portare a termine questo mio impegno che voglio fare fino in fondo. Mi piacerebbe rimanere legato a queste attività. Nello specifico mi piacerebbe restare in Italia, anche a vivere.

Vuoi restare qui per dare una mano?

Assolutamente! Miro ad ottenere la mia indipendenza ma non mi attrae l’allontanamento forzato dal mio Paese. Non viviamo in un luogo ostile da cui fuggire e non penso che altri paesi abbiano così tanti valori morali da dare.

Dedicandoti al volontariato non stai andando controcorrente rispetto ai canoni della società odierna?
Sì, probabilmente sto andando controcorrente ma nel mio caso quello che sento lo percepisco come una spinta. Ho conosciuto questo mondo e desidero farne parte. Altrimenti sarebbe come aprire la finestra, vedere un paesaggio bellissimo e chiuderla perché entra il freddo. Non voglio precludermene.

Alberto Mascellani: Servizio civile per migliorarmi interiormente

Intervista ad Alberto Mascellani, volontario di GMA Montagnana, progetto “Animare Territori Solidali coi Minori”, a cura di Vanessa Brambatti, volontaria presso la sede Progetto Continenti Roma, per il progetto “Animare Territori Solidali coi Minori”.

Alberto è un ragazzo di 19 anni che vive vicino Verona, più precisamente a Castagnaro. Lavora al servizio civile, facendo coincidere il suo lavoro come parrucchiere.

Parlami della tua famiglia.

Alberto ha i genitori separati da quando aveva 10 anni. Con il papà non ha un vero e proprio rapporto, perché da piccolo è stato assente e dopo tanti anni vorrebbe creare quel rapporto mai definito con il figlio, ma Alberto reputa che sia ormai troppo tardi per rimediare. Ha sempre vissuto con la mamma e la nonna, anche se recentemente è andato a vivere da solo, a motivo del compagno della madre con cui Alberto non si ritrova. Per questo, per evitare inutili conflitti e soprattutto per non far soffrire la madre, ha deciso di lasciare casa.  Ha una sorella più grande di 4 anni, con cui ha una visione della vita diversa, dato che lei continua a studiare mentre lui lavora già da un po’, quindi vede le relazioni in maniera differente dalla sorella.

Come mai hai scelto il servizio civile?

Alberto crede fermamente che il servizio civile possa aiutarlo a migliorarsi interiormente.

Perché proprio il parrucchiere?

Nel tempo libero Alberto fa il parrucchiere. “Perché mi piace creare e nel mio creare mi fa rendere ancora più belle le persone”. Alberto si dice soddisfatto del suo fare il parrucchiere, perché “sono riuscito a coincidere perfettamente il mio hobby con il mio lavoro”. È anche per questo che non gli pesa lavorare, essendo stato in grado di realizzare il suo sogno.

Vorresti “migliorarti” in qualche altro ambito?

Ad Alberto piacerebbe moltissimo studiare le scienze umane per poi confermare il suo studio con un’università che porterebbe alla specializzazione di maestro/professore per poter

Il tuo desiderio più grande?

Fare lo stilista perché vorrebbe lasciare un segno nel mondo.

Angelo Piscopo: cittadino attivo!

Intervista ad Angelo Piscopo, volontario di GMA Napoli, progetto “Animazione Territoriale sull’Acqua, diritto di tutti e contro gli sprechi”, a cura di Federica Aloi, volontaria presso Altramente Roma, per il progetto “Animare Territori Solidali coi Minori”.

Angelo, 21 anni, viene da Giugliano, in provincia di Napoli. È uno studente al terzo anno di ingegneria, che ha scelto di dedicare questo anno al Servizio Civile presso il GMA (Gruppo Missione Africa) Napoli, dove partecipa al progetto per contrastare lo spreco dell’acqua.

Perché hai scelto questo progetto di Servizio Civile?

Ho fatto domanda per aderire al progetto “Animazione territoriale sull’acqua, diritto di tutti e contro gli sprechi” perché sin da bambino mi arrabbiavo tantissimo quando qualcuno sprecava dell’acqua, anche mentre lavava i denti! E quest’anno in cui ho scelto di fare il Servizio Civile, ho cercato un ambito che si legasse ai miei interessi e come ho visto il progetto del Cipsi l’ho sposato subito.

Che percorso di studi hai fatto?

Sono al terzo anno di ingegneria civile – mi racconta Angelo – che dopo il primo anno di studi andato a buon fine, si è trovato a dover affrontare la morte del padre, catapultato nel mondo delle responsabilità.  Era difficile concentrarsi, dare esami. E poi è venuto il momento in cui mi sono detto: o mi do da fare o lascio tutto. Ma di lasciare tutto non se ne parlava. Dal primo momento mi sono detto che questa era la mia strada, la strada che ha voluto mio padre, che ha visto in me le potenzialità per diventare ingegnere e realizzare un desiderio che lui non ha potuto realizzare.

Che cosa vuoi fare da grande?

Fino all’anno scorso volevo diventare ingegnere. Adesso voglio diventare ingegnere e volontario. Voglio dare una mano agli altri, perché grazie al servizio civile ho scoperto un’altra attività che potrei fare in futuro, e prima non l’avevo capito. Alcuni pensano che il volontariato sia una perdita di tempo, ma non sanno quanto si torni a casa gratificati dopo aver svolto un’attività di volontariato.

Perché hai scelto adesso di fare il servizio civile?

Credo che il servizio civile sia un percorso da fare con la giusta maturità e prima non avevo la maturità per affrontare questi temi. Credo che per me la maturità sia giunta adesso, tutto ad un tratto! E poi è un’esperienza che volevo fare, di cui mi hanno molto parlato. Volevo mettermi in gioco e questa è la mia prima esperienza lavorativa.

Come ti sei trovato in questo primo mese di servizio civile?

Molto, molto, molto bene! Sto imparando molto. In Campania il problema dell’acqua è veramente serio. Ogni secondo nella mia regione vengono sprecati all’incirca 5000 Litri di acqua! Queste cose dovrebbero saperle tutti. Da questo nasce il desiderio di andare nelle scuole, di sensibilizzare tutti su questa problematica. Stiamo cercando di studiare metodi per gestire il problema e farlo conoscere.

Secondo te come sarai alla fine di questo anno?

Molto più formato. E credo che ne uscirò soddisfatto perché avrò fatto qualcosa per contrastare una problematica che mi sta a cuore. Non chiedo tanto al servizio civile, ma per me è un’opportunità per far capire agli altri che l’acqua non è un bene infinito, e spero di informarli per bene.

Perché consiglieresti ad altri di fare il servizio civile?

In pochissime parole perché ti fa crescere. Insegna ad essere cittadini attivi e tutti dovremmo esserlo. Il servizio civile ti forma, e non solo dal punto di vista lavorativo, ma soprattutto da quello umano.

Arianna sogna di essere psicologa di comunità

Intervista ad Arianna Corradin, volontaria di GMA Montagnana, progetto “Animare Territori Solidali coi Minori”, a cura di Agostino Filippo Massimo Candido, volontario del Servizio Civile Universale presso Cipsi Roma, per il progetto “Animazione Territoriale sull’Acqua, diritto di tutti e contro gli sprechi”.

Essere giovani spesso significa avere grandi sogni e senso di libertà. Al tempo stesso l’affacciarsi alle prime vere responsabilità ed esperienze lavorative e non, consente di porre i primi tasselli verso la creazione del proprio futuro. Arianna, volontaria presso il GMA Montagnana, ci ha rilasciato questa intervista, dalla quale emergono senso di responsabilità e caparbietà nell’inseguire i propri obiettivi, portando in seno, come nello ying e nello yang, entrambi i risvolti dell’essere giovane.

Chi è Arianna?

Arianna è una ragazza di 23 anni, già zia di due splendidi bimbi. Laureatami in Psicologia alla triennale, al momento frequento il corso di laurea magistrale in Psicologia di Comunità e Promozione del Benessere.

Qual è la tua passione più grande?

In realtà ne ho diverse. Adoro viaggiare, disegnare e il nuoto sincronizzato che purtroppo ho dovuto abbandonare causa impegni universitari.

Raccontami della tua esperienza più emozionante.

Ricordo con piacere uno stage fatto ai tempi delle superiori presso una comunità d’alloggio per minori. È stata sicuramente un’esperienza formativa. Relazionarmi con i minori del centro, entrare in sintonia con loro ed essergli stata d’aiuto è stato emozionante e appagante.

Perché hai scelto di fare il Servizio Civile Universale?

Ritengo il Servizio Civile Universale una straordinaria opportunità. Il progetto “Animare i Territori Solidali con i Minori” mi ha subito colpito in senso positivo. La possibilità di consolidare le mie esperienze pregresse, di stare a contatto con gli studenti, mettermi in gioco e dunque fare nuove esperienze sono state senza dubbio le motivazioni principali che mi hanno spinto a inoltrare la domanda di partecipazione.

Qual è il tuo sogno nel cassetto e cosa ti fa più paura?

Il mio sogno è di realizzarmi sia a livello lavorativo che personale, quindi di lavorare nel campo di studi che ho scelto e continuare il mio percorso con i minori, mentre la paura più grande è che questo non si avveri nonostante impegno, sforzi e qualifiche universitarie. 

Beatrice Scucchia: La collaborazione è tutto

Intervista a Beatrice Scucchia, volontaria del Cipsi, progetto “Animare Territori Solidali coi Minori”, a cura di Pierfrancesco Fago, volontario presso il Gma Napoli, per il progetto “Animazione Territoriale sull’Acqua, diritto di tutti e contro gli sprechi”.

Beatrice, volontaria di 25 anni, vive a Roma e presta servizio presso la sede del CIPSI. In questa breve intervista, in cui viene fuori quella che è la sua persona con il suo modo di essere e di ragionare, Beatrice ci racconta un po’ della sua vita.

Utilizza tre aggettivi per descriverti.

Mi ritengo una ragazza socievole, solare e collaborativa.

Come credi che queste tue caratteristiche possano aiutarti nel Servizio civile?

Credo che questo mio modo di essere possa rendere l’anno di servizio civile più piacevole, che possa addirittura agevolarmi in ciò che dovrò fare sia individualmente sia cooperando con i miei colleghi – inoltre Beatrice è un ex giocatrice di Hockey, quindi sa cosa significa lavorare di squadra.

Quali sono stati i tuoi studi e come credi che ti abbiano portato a fare servizio civile?

Ho studiato sociologia, ma ritengo che la mia laurea mi abbia dato tutto e niente al tempo stesso. È importante avere un titolo di studi ma purtroppo nonostante gli sforzi non è facile trovare un lavoro. Al di là di ciò credo di poter riuscire a mettere in pratica quanto studiato durante quest’ anno di servizio.

Quali altre esperienze formative hai fatto?

Ho fatto due esperienze che mi hanno fatto riflettere su due aspetti personali: l’Erasmus mi ha insegnato ad accettare idee, culture e tradizioni diverse dalle mie; il mio lavoro di aiuto-chef mi ha insegnato che ciò che voglio è un lavoro che valorizzi il lavoro di squadra e non il lavoro della singola persona. In conclusione, Beatrice afferma di voler continuare con l’esperienza del volontariato perché ritiene che le possa insegnare valori che attualmente molte persone danno per scontati.

Maryam Akinbola: Alla ricerca di un futuro migliore 

Intervista a Maryam Akinbola, volontaria del GMA Montagnana, progetto “Animazione Territoriale dell’Acqua, diritto di tutti e contro tutti gli sprechi”, a cura di Teresa Cuttini, volontaria presso CEVI Udine per il progetto “Animazione Territoriale dell’Acqua, diritto di tutti e contro tutti gli sprechi”.

“Amo con tutto il cuore questo paese”. Con queste parole Maryam, 25 enne nigeriana scappata tre anni fa dal proprio paese per cercare un futuro migliore in Italia, inizia a descrivere la propria esperienza di servizio civile.

Cosa ti piace dell’Italia?

Mi piace molto il cibo italiano. Il mio piatto preferito è l’hamburger di pollo con verdure e patate. Adoro la pasta al pomodoro ma non vado ancora matta per la pizza. Da quando ho iniziato il servizio civile ho deciso di provare tutti i piatti della tradizione veneta e italiana, sperimentando cose nuove ed integrarmi mangiando ogni giorno con i miei nuovi amici.

Hai esperienze di lavoro in Italia?

Ho lavorato con le persone disabili e la cosa che mi ha colpito di più è stata la loro spontaneità. Mi è subito venuto in mente come, nel mio paese, i disabili vengano abbandonati a sé stessi e discriminati in tutti i modi, qui invece la situazione è completamente diversa. Ricordo con piacere una frase che mi hanno detto durante la formazione:” Non abbandonarli mai, falli diventare tuoi amici”. Li rispetto molto perché sono come me, non guardano il colore della mia pelle o il modo in cui parlo ma mi vedono per quello che sono realmente.

Come sei venuta a conoscenza della possibilità di diventare volontaria del servizio civile?

Quasi per caso, grazie alla pagina Facebook del GMA di Montagnana. Avevo da poco concluso un corso di italiano per stranieri nella loro sede, e grazie ad una mia amica sono riuscita a fare domanda di partecipazione superando le mie difficoltà e la burocrazia italiana.

Cosa ti aspetti per il futuro?

Grazie al servizio civile spero di migliorare molto le mie conoscenze della lingua italiana, in modo tale da superare la mia paura di parlare in pubblico, per potere aiutare molti altri stranieri come me nel difficile percorso di integrazione. Per la mia famiglia sogno un futuro pieno di pace e amore.

Noemi Tartaglino: Una ragazza cosmopolita

Intervista a Noemi Tartaglino, volontaria del GMA Napoli, progetto “Animare Territori Solidali coi Minori”, a cura di Francesca Pisano, volontaria del Servizio Civile Universale presso Altramente Roma, per il progetto “Animare Territori Solidali coi Minori”.

Ho avuto l’occasione di intervistare una volontaria del Servizio Civile. Il suo nome è Noemi, ha 22 anni compiuti da poco ed opera presso il GMA, acronimo di “Gruppo Missione Alem” (ovvero “mondo” in amarico, lingua nazionale dell’Etiopia) a Napoli, più precisamente a Giugliano, un comune in provincia di Napoli. Noemi è nata in Italia, più precisamente ad Aversa in provincia di Caserta, da padre e madre etiopi. Mi racconta che la madre rispetta molto le tradizioni etiopi mentre il padre si definisce napoletano ad hoc.  Ha due sorelle più piccole. È una studentessa universitaria, frequenta la facoltà di giurisprudenza. Le ho chiesto quali fossero le sue passioni e me ne ha citate molte, tra le quali scrivere. Mi racconta che più che altro si tratta di poesie romantiche o “diabetiche” per citarla. Per prendere spunto si ispira a Dante quando scriveva alla sua Beatrice, e come lui prova a trovare la sua musa ispiratrice che cambia costantemente. Le piace dipingere, disegnare e apprendere le lingue, difatti ogni anno ne studia una diversa passando dal francese al tedesco. Il francese le piace particolarmente in quanto è una lingua romantica, come la sua personalità. A proposito di lingue le chiedo della sua lingua d’origine, ovvero l’amarico. Mi racconta che in Etiopia si studia sempre di più l’inglese tralasciando la lingua nazionale tanto che molti etiopi non la conoscono. Da questo e dal modo in cui me lo racconta comprendo quanto sia forte in lei la componente etiope. A questo punto le chiedo se si sente più italiana o etiope, è una domanda che le crea titubanza. Le etichette non la rispecchiano. Mi risponde attraverso degli esempi: stando in Italia e ammirando il panorama del Vesuvio si commuove, lo stesso le succede stando in aeroporto in Etiopia. Si ritiene e si sente cosmopolita, cittadina del mondo. Fa suoi i luoghi che visita e si sente parte integrante del posto in cui si trova. La sua parte italiana la porta con sé in Etiopia e la parte etiope in Italia. Questa compresenza di culture si ritrova anche in ambito culinario, mi racconta dei cibi tipici etiopi che lei mangia quando torna in Etiopia tra cui un ragù speziato, “alicha” in amarico. A questo il padre preferisce un piatto di pasta con il pomodoro fresco. Le chiedo una parola, un cibo, un colore per identificare l’Italia ed uno per l’Etiopia. Per quanto riguarda l’Italia le viene in mente la bandiera e sotto di questa la pizza, mentre per l’Etiopia la religione e la casa colma di parenti e i nonni. La religione in Etiopia è molto sentita, per la maggior parte sono cristiani ortodossi. Scopro che gli etiopi danno molta importanza al senso della famiglia, fa parte della cultura. Mi rivela che la sua famiglia ha moltissimi componenti e le chiedo quali sono le occasioni in cui si riuniscono, ma i parenti sono talmente tanti che non è mai successo. Sentendo molto il senso della famiglia le chiedo cosa si prova nel rivedere i parenti dopo molto tempo. Mi dice che quando rincontra i parenti etiopi è una festa, mentre con i parenti che ha a Roma il rapporto è molto più freddo. Mi racconta che quando aveva 14 anni frequentava un liceo di quartiere che le avevano sconsigliato, lì infatti aveva subito atti di bullismo e si ritrovò a rinnegare se stessa e la sua pelle, le capitava di mentire a proposito delle sue origini. Anche i suoi capelli le davano fastidio, li desiderava più lisci e con meno volume come le altre bambine. Mentre ora la sua origine è una delle prime cose che ci tiene a dire. Dopo un anno, è riuscita ad ammettere a se stessa e agli altri la sua identità. Quest’esperienza l’ha fortificata molto e le ha dato forza per affrontare le situazioni. Ha imparato a stare da sola e ad apprezzare la solitudine. Le chiedo cos’ è per lei il Servizio Civile e quali aspettative ripone in questo. Mi dice che il Servizio Civile per lei è un esperimento per imparare ad approcciare con le persone senza nessun tipo di diffidenza. Spera che il Servizio Civile l’aiuti a lasciarsi andare e a formarsi come persona. Vorrebbe che quest’esperienza le lasci un segno indelebile. Vorrebbe allargare i suoi orizzonti e fare del bene sia agli altri che a se stessa. Vorrebbe che la sua vita fosse un continuo crescere, un’evoluzione. Per quanto riguarda le ambizioni lavorative ha le idee chiare, vorrebbe diventare avvocato dei diritti umani.  Vorrebbe rendere fortunata l’altra persona come lo è stata lei. Ha il desiderio di cambiare il mondo. Il primo cambiamento parte da una singola persona, per questo è sempre alla ricerca di sé stessa, fino a quando non raggiungerà il suo obiettivo potrà aiutare gli altri. È un lavoro su sé stessa. Ci tiene a contribuire e lasciare il segno all’interno delle attività. Nonostante la sua casa si trovi nella parte industrializzata della città, convivono con i problemi idrici della zona, e la popolazione residente necessita di aiuti internazionali. Per lei sarà ancora più duro l’impatto in quanto sono suoi connazionali, ma una foto di quei bambini sorridenti che scorrazzano nella terra l’ha convinta a partire. Crede che quest’ultima sia la parte più vera ed autentica del paese. Ritiene che il problema principale che affligge l’Etiopia sia la politica e la corruzione al suo interno. Si dovrebbe trovare una forma di politica autonoma che valorizzi l’economia e l’istruzione. La politica la sente distante e non ci si rispecchia. Ritiene che i giovani dovrebbero portare avanti i loro ideali. Capita che pur di avere un lavoro soffocano i loro ideali. È una persona organizzata a cui piace pianificare ogni cosa, ultimamente però sta cercando di vivere la vita così come viene, in maniera più libera ma sempre razionalmente.  

Pierfrancesco Fago. Un Pier tutto Verde

Intervista a Pierfrancesco Fago, volontario del GMA Napoli, progetto “Animazione Territoriale dell’Acqua, diritto di tutti e contro gli sprechi”, a cura di Beatrice Scucchia, volontaria del Servizio Civile Universale presso il Cipsi Roma, per il progetto “Animare Territori Solidali coi Minori”.

Sicuramente che Pierfrancesco – volontario del GMA Napoli – sia un tipo socievole e simpatico non l’ho capito attraverso l’intervista, ma già dalla prima occhiata. Certo è che, da questa, ho imparato a “conoscerlo” più a fondo, scoprendo un po’ della sua vita, le sue esperienze e ciò che l’ha spinto a cercare di vivere la sua vita più green possibile. È stata una piacevole chiacchierata e spero di renderle il giusto merito trascrivendola.

La prima domanda che ho deciso di fargli, per conoscerlo meglio, ma anche e soprattutto per rompere l’iniziale ghiaccio che, come naturale che sia, si era venuto a creare è stata quella di scegliere tre aggettivi con la quale descriversi.

“Sono collaborativo, perché preferisco stare in gruppo, riesco a comunicare più facilmente così – non a caso nella sua vita ha praticato per molto tempo calcio, ha fatto l’animatore e anche lo scout. Mi reputo una persona socievole, questo mi ha portato ad imparare a comunicare in maniera positiva, anche se non sono d’accordo con l’interlocutore, questo mi fa stare bene ovunque e poi sono leale, sul lavoro così come nella vita di tutti i giorni. Non voglio abusare dei diritti che ho, per esempio qualche giorno fa sono stato male ed ho portato il certificato medico. Poco dopo essere tornato, sono stato male di nuovo ma ho preferito andare comunque a lavoro, anche se mi avevano consigliato altro. L’ho fatto per il rispetto del lavoro degli altri e per dare una mano. Ma anche nella vita, è veramente difficile che manchi di rispetto alle persone a cui tengo.”

Ero curiosa di sapere come, a parer suo, questi aggettivi potessero essergli utili nel suo Servizio Civile Universale.

“L’essere collaborativo mi rende capace di fare lavori di squadra, quindi aiutare o chiedere aiuto a chi lavora con me, se è necessario. Il fatto che io sia socievole rende il tutto più armonioso, più leggero. La lealtà è sempre una cosa giusta, per me, in ogni ambito e quindi anche in questo.”

A questo punto volevo conoscere il perché della sua scelta. Pierfrancesco è volontario per il progetto “Animazione territoriale sull’acqua, diritto di tutti e contro gli sprechi”.

“Ho fatto scout per un po’ e questo mi ha portato a dare importanza a delle cose che prima davo per scontate e poi anche il percorso universitario che ho scelto. Studio economia aziendale e green economy all’università degli studi Sant’Orsola Beneincasa a Napoli. L’economia della sostenibilità, verde. Si studia il modo in cui ridurre gli scarti dei processi produttivi, economici o quel che sia.”

“Hai fatto scout, come pensi che questo ti abbia aiutato nella vita? Pensi sia stato positivo?”

“Mi ha insegnato ad aiutare il prossimo, a ridurre gli sprechi tenendo conto di chi non ha le mie stesse opportunità. Consiglierei di farlo, perché ti attribuisce dei valori che a volte dai per scontato, sulla quale non ti soffermi il più delle volte nella vita, quando in realtà non sono assolutamente da sottovalutare.”

Precedentemente all’intervista, mi aveva raccontato di aver fatto volontariato alla Caritas, così gli ho chiesto se poteva raccontarmi qualcosa in più di questa esperienza. La mia curiosità era spinta dalla voglia di fare anche io del volontariato, non avendolo mai fatto e un suo consiglio avrebbe potuto aiutarmi nello scegliere una via piuttosto che un’altra.

“Ho fatto servizio raccolta cibo alla Caritas, insieme al gruppo scout. Andavamo fuori dai supermercati e raccoglievamo offerte alimentari per organizzare delle cene alla mensa. Te lo consiglierei, perché ti mette a conoscenza di cose che invece dai per scontate. Tu lo senti dire e basta, ma quando vedi con i tuoi occhi che esiste veramente gente che non può permettersi un piatto di pasta, o una bottiglia d’olio, la tua mente cambia. Capisci che puoi fare la differenza con qualsiasi cosa, anche piccola.”

Sonia Roggia: lealtà e determinazione

Intervista a Sonia Roggia, volontaria di U.P.D Cittadella, progetto “Animare Territori Solidali coi Minori”, Sonia Roggia, a cura di Manuel Romano, volontario presso il GMA Napoli, per il progetto “Animare Territori Solidali coi Minori”.

Sonia, 22 anni, vive a Vicenza e presta servizio presso U.P.D Cittadella. Le ho fatto una piccola intervista in cui vi parlerò un po’ di lei. È una persona molto umile, positiva, che sorride sempre alla vita.

Sonia parlami un po’ di te.

Sonia è una ragazza dinamica, solare, che ama sorridere e far sorridere. È una ragazza determinata, che ha sempre voglia di mettersi in gioco ed è grazie a questa sua grinta che è riuscita a raggiungere gli obiettivi prefissati. Ha frequentato l’istituto agrario presso Vicenza. Terminati gli studi delle scuole superiori si è poi iscritta alla facoltà di Sicurezza igienico sanitaria. Questa “passione” per l’alimentazione è nata durante gli studi delle scuole superiori, anni durante i quali è maturata sempre di più la convinzione di voler scegliere quella facoltà. Dopo essersi laureata, all’età di 22 anni, ha da subito trovato un’occupazione presso un laboratorio microbiologico di analisi di carne. Ha praticato 11 di anni di pallavolo, dato che è una ragazza che crede molto nei valori dello sport: lo spirito di gruppo, il rispetto, la stima reciproca. 

Come mai hai scelto il servizio civile?

Sonia mi ha raccontato di essere una ragazza empatica, espansiva ed altruista; infatti, quando le è stato proposto di lavorare con dei ragazzi diversamente abili, non ci ha pensato due volte e subito si è messa in gioco, accettando la sfida. Inizialmente era preoccupata da questa esperienza, ma la sua grinta, la sua espansività le hanno permesso di affrontare questa “sfida” nel migliore dei modi. Infatti, ha raccontato che è stata un’esperienza da cui ha imparato tanto, ha abbattuto tutti i pregiudizi, conoscendo la persona per quella che è e non per la sua disabilità. Ciò ha rafforzato ancor di più i valori in cui crede e con cui è cresciuta. L’esperienza avuta con questi ragazzi e il desiderio di poter aiutare il prossimo l’hanno spinta a scegliere la strada del servizio civile, guidata dalla voglia di poter fornire un aiuto alla comunità. Nonostante faccia il servizio civile e si sia messa nuovamente in gioco, Sonia continua a lavorare presso il laboratorio microbiologico di analisi di carne, svolgendo entrambe le attività con estrema passione e determinazione e cercando sempre di dare tutta sé stessa.

Teresa Cuttini: fare la differenza

Intervista a Teresa Cuttini, volontaria del CEVI, progetto “Animazione Territoriale dell’Acqua, diritto di tutti e contro gli sprechi”, a cura di Alessia Cardillo, volontaria del Servizio Civile Universale, presso “Progetto continenti” Roma, per il progetto “Animare Territori Solidali coi Minori”.

Come si può spesso vedere nelle strade, le case, le scuole, la società di oggi considera quasi sempre le nuove generazioni, il futuro del nostro paese, un “caso perso”. Vede solo ragazzi svogliati a cui non interessa altro che divertirsi, fare ciò che vogliono, maleducati e poco o per nulla sensibili a temi come lo spreco, aiutare il prossimo e il rispetto delle persone.  In realtà questa non è l’unica categoria di ragazzi presente perché ci sono coloro che hanno voglia di fare, si pongono un obbiettivo, vogliono ampliare le loro conoscenze e magari aiutare chi ne ha più bisogno: come i volontari. Una persona con queste caratteristiche si chiama Teresa. Una ragazza molto gentile, educata e rispettosa degli altri. Nonostante le insicurezze e ostacoli che si incontrano crescendo e cercando la propria strada, Teresa ha capito che, anche se in piccolo, lei vuole provare a fare la differenza e far capire che tutto è possibile, ci vuole solo un po’ di buona volontà! Allora perché non conosciamo meglio Teresa?

Cosa ti piace fare nel tuo tempo libero?

Diciamo che come hobby ho quello di fare la volontaria sulle ambulanze per il 118. Quindi dò la mia disponibilità e qualche volta al mese, quando sono libera, aiuto. E’ stata una cosa che ho trovato un po’ per caso perché quando avevo 18 anni, una mia amica voleva fare medicina, ci teneva a provare questa cosa e mi ha coinvolto. Alla fine, mi è piaciuto molto e sono rimasta più io che lei. Un’altra cosa che mi piace molto è camminare e stare all’aria aperta visto che la mia regione ha montagne, colline e mare.

Ti sei spostata molto per studiare, hai visto molte città. Com’è stato per te?

È stato sicuramente molto difficile anche se entusiasmante cambiare città e scoprire un posto nuovo. Ogni città era particolare a modo suo. Venezia è bellissima, magica, e spostarsi con il vaporetto, fare la spesa e portarsela su e giù per i ponti è stata un’esperienza unica. Torino era una citta molto più grande, più caotica, più musei e cose da fare. Dresda, in Germania, era tutt’altra cosa perché è stato come trovarsi in un altro mondo, dov’era tutto diverso. È stato molto difficile a livello dei rapporti umani perché dopo aver conosciuto nuove persone e fatto nuove amicizie, dovevo andarmene e cambiare città. Quando poi sono tornata a casa le mie amiche ormai erano andate avanti con la loro vita, e mi sono resa conto di quali sono le vere amicizie; quelle persone che ci tengono a rivederti dopo tanto tempo.

Com’è stato tornare a casa?

È stato bellissimo perché sono tornata con dalla la mia famiglia che non vedevo da molto, ma allo stesso tempo difficile perché ho dovuto riabituarmi a vivere con i miei genitori, seguire i loro ritmi e orari, e quindi non essere più da sola nel mio dormitorio.

Come mai hai scelto il progetto sull’acqua per il servizio civile?

In realtà è successo un po’ per caso, però se ci penso bene nella mia vita quotidiana ho sempre tenuto molto all’acqua. Anche nella mia famiglia mi hanno sempre insegnato a rispettare l’acqua e a prevenire gli sprechi. In Italia ci sembra scontato avere l’acqua, che non finirà mai, ma non è così perché anche le nostre acque sono inquinate e vengono utilizzate male. Quindi ci tenevo a fare la differenza anche se in piccolo.

Dopo questo anno di servizio civile dove ti vorresti vedere?

Credo che come tanti altri ragazzi vorrei riuscire a trovare un lavoro. Mi piacerebbe avere più conoscenza delle mie capacità, essere più sicura di me e di quello che so fare. Spesso mi sottovaluto quando invece si tratta di cose in cui sono brava, e sono dura con me stessa quando invece non dovrei. Quindi alla fine di questo percorso vorrei essere più sicura delle mie capacità e di quello che mi piacerebbe fare, capire in che campo vorrei lavorare in futuro. 

Valentina Barollo: l’importanza dell’ascolto 

Intervista a Valentina Barollo, volontaria di GMA Montagnana, progetto “Animazione Territoriale dell’Acqua, diritto di tutti e contro gli sprechi”, a cura di Cusumano Claudia, volontaria presso il Cipsi Roma, per il progetto “Animare territori solidali coi minori”.

I giovani, quando si accingono a decidere cosa vogliono dalla loro vita, somigliano a dei novizi amanuensi; essi attraverso l’inchiostro della propria penna, tra le pagine bianche del loro futuro, tracciano le loro prime parole, dai contorni forse incerti e tremolanti, per poter dare un inizio alla loro storia, la quale li vedrà protagonisti.  Una di questi giovani è proprio Valentina, ha 25 anni, è volontaria presso il Gma (Gruppo Missione Africa) Montagnana in provincia di Padova, e proprio grazie al Servizio Civile Universale ha iniziato a scrivere un nuovo capitolo della sua vita.

Come ti descrivi caratterialmente? 

Mi definisco una persona paziente, riservata. Preferisco ascoltare più che parlare.  Quando devo relazionarmi con altre persone, non prendo mai l’iniziativa, aspetto che siano gli altri a farlo. Questo aspetto del mio carattere così tranquillo non viene apprezzato dai miei coetanei, me lo fanno sempre notare come se per loro fosse sbagliato essere così. Non sono mai stata sicura di cosa volessi fare una volta terminata la scuola.  Infatti, dopo il liceo, non ho voluto intraprendere subito gli studi universitari, né cercare un lavoro, proprio perché ero molto indecisa. Non sapevo che cosa fare e per questo mi sono fermata. Una scelta che forse oggi i miei coetanei non condividerebbero.  

Come sei venuta a conoscenza del SCU?

Una volontaria del GMA Montagnana me ne ha parlato. Da lì ho deciso di fare un mese e mezzo di volontariato presso la stessa struttura, interessandomi molto alle loro attività. In particolare, ho avuto la possibilità di assistere a delle lezioni di lingua italiana per stranieri.  È una cosa che mi è piaciuta fin da subito, tant’è che sto prendendo in considerazione l’idea di frequentare un corso universitario, per poter studiare meglio le lingue, e per poter insegnare. Terminato il periodo di volontariato ho deciso di continuare, presentando la domanda al Servizio Civile Universale.

Fin dall’inizio ti sei presentata come una ragazza molto riservata, non sempre pronta a relazionarti con il prossimo. Come mai hai scelto lo stesso di fare domanda per il SCU? Hai trovato delle difficoltà all’inizio?

All’inizio no, ero molto motivata, volevo letteralmente buttarmi a capofitto in questa esperienza. Il giorno del colloquio invece ero molto titubante. Vedendo gli altri ragazzi che erano con me nella stanza, non mi reputavo all’altezza. Non mi sentivo in grado, per niente qualificata. Ora invece sono sempre più convinta che il Servizio Civile Universale è un’esperienza di crescita, prima ancora di un lavoro. Tant’è che a prescindere dall’esito del colloquio, io volevo continuare a fare volontariato. Da quando sono entrata, il Servizio Civile Universale   mi sta aiutando a relazionarmi con più persone, e di questo ne sono felice.

Perché hai scelto il progetto “Animazione territoriale sull’acqua, diritto di tutti e contro gli sprechi”?  

Le PFAS sono sostanze chimiche molto pericolose, da tempo ormai presenti nelle falde acquifere del Veneto, contaminando le sue acque e quindi rendendola non potabile. Ciò sta provocando delle difficoltà nelle famiglie della zona.  Ho accettato questo progetto innanzitutto per informarmi meglio riguardo al problema, e poi per poter sensibilizzare la comunità. Io davo molto per scontata la presenza dell’acqua, ma dopo questi fatti capisci quanto invece sia un bene prezioso da non sprecare. Inoltre, al di fuori del confine del Veneto non si parla spesso di questo problema. Solo adesso si stanno mobilitando dei gruppi di cittadini, affinché i vari comuni della zona ne siano informati e possano agire al più presto per limitare il danno.

Qual’ è adesso il tuo obiettivo all’interno del Servizio Civile Universale? 

Voglio crescere. Può sembrare una frase fatta ma io ci credo veramente. Sarò egoista, ma reputo che il Servizio Civile Universale sia stato pensato per questo. L’aiuto dell’altro e la crescita personale, secondo me, devono camminare insieme su uno stesso binario, ed è questo che lo caratterizza come percorso di vita.

Cosa diresti a un tuo coetaneo che, come te in passato, sta affrontando un momento di stallo, perché non sa esattamente cosa vuole fare in futuro, non vede delle opportunità, e per questo ne è scoraggiato? 

Gli direi di mettersi in gioco cercando delle nuove esperienze, anche se queste in apparenza sembrano lontane da te. Non bisogna scoraggiarsi se non si ha un’idea chiara del futuro. Quando arrivi ad un’età matura come la mia, sembra che se non hai realizzato determinate tappe della vita, non vieni ritenuto al passo con gli altri coetanei, perché forse te la “sei presa più comoda” all’inizio. Questo però non deve essere visto come un difetto. Se vuoi prendere del tempo per te, per capire che cosa vuoi, non lasciarti vincere dalla fretta di decidere. Per questo penso che i giovani devono venire a conoscenza da subito del Servizio Civile Universale, considerandolo più come un percorso di crescita. Se sei indeciso/a o confuso/a, il Servizio Civile Universale può aiutarti a comprendere quali sono le tue qualità, come le puoi fruttare per aiutare gli altri, e quali sono le tue aspirazioni.

Ufficio stampa

Solidarietà e Cooperazione CIPSI è un coordinamento nazionale, nato nel 1985, che associa oltre 40 organizzazioni non governative di sviluppo (ONGs) ed associazioni che operano nel settore della solidarietà e della cooperazione internazionale. Solidarietà e Cooperazione CIPSI è nato con la finalità di coordinare e promuovere, in totale indipendenza da qualsiasi schieramento politico e confessionale, Campagne nazionali di sensibilizzazione, iniziative di solidarietà e progetti basati su un approccio di partenariato. opera come strumento di coordinamento politico culturale e progettuale, con l’obiettivo di promuovere una nuova cultura della solidarietà.