sabato, Ottobre 5, 2024
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Covid-19: e la vita cambiò? È uscito il n. 2-3 della rivista Solidarietà internazionale.

Un nuovo numero doppio monografico: è uscito il numero 2-3/2020 della rivista Solidarietà Internazionale. In questo numero: Copertina: Covid-19 e la vita cambio? Da dove ripartiamo: le proposte per una ricostruzione sociale ed umana. Editoriale: Tra muri e barche. Articoli di don Rocco D’Ambrosio, Roberto Musacchio, Silvia Stilli, Luca Manes, Alfio Nicotra, Andrea Grillo, F. K. Ki-Zerbo, Riccardo Petrella, Patrizia Sentinelli, Guido Barbera, Bruno Bignami, … e tanti altri!

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In questo numero.

Editoriale. Tra muri e barche. La redazione di Solidarietà Internazionale ha scelto di riprendere le sue pubblicazioni ripartendo da questa domanda: quale normalità possiamo raggiungere dopo questi mesi in cui il COVID-19 si è impossessato della nostra vita, della nostra storia, del nostro futuro? Ripartire dal “distanziamento sociale” a cui ci ha obbligato la necessità di sicurezza sanitaria, o ripartire dalla convinzione che “solo insieme ce la faremo”? Questo è l’interrogativo. Questa, la scelta che dobbiamo fare. Prima di una scelta politica o economica, una scelta personale di vita. Dobbiamo, tutti, semplicemente e personalmente, scegliere se vogliamo ripartire in competizione gli uni con gli altri, i ricchi con i poveri, i primi con i secondi, allontanandoci sempre più e costruendo muri per proteggerci, per proteggere i nostri interessi, oppure ripartire dalla stessa barca aiutandoci reciprocamente, perché solo insieme possiamo affrontare e superare qualunque ostacolo, problema, divisione. Il nostro futuro lo decidiamo e lo costruiamo solamente noi, con la nostra presenza o con la nostra assenza. A noi la scelta.

I GIORNI DEL NEMICO, di B. Salvarani. E poi venne Covid-19. Di fronte a un nemico invisibile ma pervasivo siamo stati tutti catapultati all’improvviso in una società mondiale del rischio.

VEDERE #Italia.

La povertà ai tempi della pandemia, di M. Galasso (Direttore della Caritas di Rimini). Abbiamo lasciato a casa i nostri volontari con più di 65 anni. Sono stati rimodulati i servizi per cercare di proteggerci dal virus. Non avevamo ancora ben chiaro cosa stesse per accadere, ma avevamo intuito che era qualcosa che ci avrebbe costretto a cambiare.

“Nulla sarà più come prima”: ne siamo davvero sicuri?, di L. Manes. Ci troviamo a vivere una crisi sanitaria globale che non ha precedenti, almeno nell’ultimo secolo. In qualche modo era preannunciata. Ma ha trovato le società iper-tecnologiche di gran parte del pianeta totalmente non attrezzate a confinarla e gestirla. Le implicazioni economiche e sociali sono ancora difficili da valutare.

Crisi sociale: meno armi più sanità, di G. Beretta. L’Italia non era preparata a fronteggiare l’emergenza coronavirus, che ha fatto venire alla luce deficienze strutturali. Il costante indebolimento del Sistema Sanitario Nazionale a fronte di una ininterrotta crescita di fondi a favore delle spese militari. Occorre un’ampia revisione complessiva che non può essere affidata solo agli specialisti, ma deve coinvolgere a pieno titolo le associazioni della società civile. È una crisi umana e sociale, e come tale va affrontata.

Diritti umani: l’Italia fa un passo indietro, di F. Martone. Il lockdown ci racconta di un sistema sanitario fiaccato da anni di tagli alla spesa pubblica. Adottare misure speciali in tempi speciali non esonera i governi dal rispettare e garantire i diritti fondamentali dei cittadini. Ruolo che lo Stato non deve abbandonare, considerando le conseguenze che questo lockdown avrà sulla vita di molti cittadini, in particolare quelli appartenenti alle categorie più vulnerabili.

Cara Europa, liberati dal virus, di R. Musacchio. Il virus ci sta dando molte lezioni. Il famoso mercato interno europeo non ha garantito neanche l’afflusso dei materiali sanitari necessari. Sono stati smantellati i sistemi sanitari nazionali in nome del bilancio e del privato. 37 miliardi di tagli operati in Italia da governi di tutti i tipi. Serve una spinta a liberarsi dal virus e a ripartire dal lavoro liberato. Ma cosa significa? La Bce ora deve spendere tutto quello che serve contro il virus, per i cittadini e per cambiare l’economia in senso sociale e ambientale.

Terzo Settore: #Nonfermateci, di S. Stilli. In queste settimane in cui si parla di ripresa delle attività, chi resta indietro è proprio il sociale. La moltitudine di realtà cooperative e associazioni che in questi mesi ha lavorato con costanza nell’assistenza alle categorie più vulnerabili, si affida all’azione parlamentare.

Dal buon senso alla felicità, di N. Teodosi. L’emergenza sanitaria rimette in discussione i paradigmi economici basati sul profitto. Mettere al centro i bisogni dei più poveri. Cambiarli è possibile e dipende da noi.

Parma, “l’amore batte il tempo”, di L. Caffagnini. È il nuovo slogan materializzato nella città. La rincorsa di un’eterna giovinezza aveva allontanato da tanti italiani il pensiero che sulla terra ci aspetta una fine. Anche a Parma, Capitale della cultura 2020, il coronavirus fa annullare gli eventi. La strage tra i missionari Saveriani.

I disagi di una mamma lavoratrice, di F. Giovannetti. Le difficoltà del vivere il lockdown con due bambini piccoli. Perché non si possono riaprire le scuole all’aperto con pochi bambini al giorno?

VEDERE #internazionale.

Terre condannate, di A. Nicotra. Un miscuglio micidiale. Una condanna a morte. Non si trovano parole adatte per descrivere l’inferno che si sta abbattendo su una larga parte del Medio Oriente, dove aree di conflitto, conseguenze degli embarghi economici ed epidemia da Covid-19 si impastano in una unica maledizione.

La resistenza degli africani, di F. K. Ki-Zerbo. Gli africani sono abituati a combattere la malaria, l’ebola e tutte le epidemie cicliche, le cui devastazioni causano milioni di vittime ogni anno. Così l’Africa ha ricevuto il Covid-19 in ritardo, senza la gigantesca paura degli altri. Finora il Covid-19 si è diffuso poco in Africa, principalmente nelle capitali piuttosto che nelle città secondarie e nelle campagne. I paesi africani hanno dimostrato la capacità di trattare con il Covid-19 e la loro competenza scientifica. Lo scenario catastrofico internazionale ha risparmiato l’Africa, nonostante le terribili previsioni.

I numeri che non ci aspettavamo, di F. Viotti. Senegal: in tempi normali la banlieu di Dakar non dorme mai. Tra le prime misure per il contenimento della pandemia è stato introdotto un coprifuoco dalle 20 alle 6. Il nuovo silenzio serale.

L’amicizia ai tempi del coronavirus, di I. Cannistrà e R. Marcone. Gerardo Lutte, fondatore del Mojoca (Movimiento Jovenes de la Calle), si trova a Città del Guatemala, in isolamento nella Casa 8 Marzo, insieme ad alcune ragazze ed ai loro figli. Anche lì, infatti, è arrivato il coronavirus, ma a differenza di altri paesi latino-americani la situazione non sembra così allarmante. Un diario-cronaca di quanto sta avvenendo in Guatemala, raccontato dal punto di vista dei giovani e dei bambini di strada. La trascrizione dei messaggi vocali inviati da Gerardo ai soci e ai sostenitori di Amistrada, la Rete di amicizia che da circa vent’anni appoggia Il Mojoca. Gerardo Lutte ha compiuto recentemente 91 anni ed ha progressivamente perso la vista.

Non morire di fame prima che di Covid-19, di M. Pezzotti (alta funzionaria internazionale dell’Onu esperta di America Latina). A Ciudad Juarez, dove ci sono 320 imprese con 300 mila posti di lavoro del redditizio sistema dell’economia frontaliera degli Usa, la pressione per la ripresa a pieno ritmo e senza protocolli di sicurezza ha avuto la meglio. In Messico e Centroamerica aumento della povertà. Violenza in Salvador. In Colombia, a Soacha, tutte le finestre delle abitazioni incorniciate da stracci rossi: segnale di soccorso da fame.

La protezione di Timor Est, di N. Rinaldi. Il Covid ha fatto irruzione spiazzando istituzioni e cittadini, con un piccolo impatto nella sanità pubblica. Altrove, in Occidente, si discute che il dopo pandemia affermerà un nuovo ritmo di vita, una maggiore stanzialità, un passo indietro della frenetica mobilità globale, una riscoperta della dimensione domestica, economica, culturale, riflessiva. Qui è già realtà. A Timor tutti si sono sempre sentiti un po’ solitari.

Marsiglia alla finestra. Diario di un isolamento, di L. Giallombardo. Un diario di un reale isolamento cominciato ufficialmente, in Francia, il 17 marzo, ma ufficiosamente, in casa mia, ben prima. Marsiglia non è la città delle mezze misure. O si ama o si odia. E, a volte, entrambi i casi. E nel pieno della ricerca, si è insinuato un virus.

Spazi vuoti per il Covid-19, di E. Zani. “Il lockdown mondiale, la decisione di chiudere i paesi e limitare la maggior parte delle attività commerciali e sociali, mi ha colto di sorpresa durante un viaggio di lavoro in Indonesia, dove mi trovavo per documentare la realtà delle miniere illegali. Dopo tre settimane di permanenza, ho ricevuto la notizia che il mio volo di rientro, con scalo a Singapore, era stato cancellato e non potevo partire. Chiuso “fuori”, in piena crisi sanitaria mondiale, a più di undicimiladuecento chilometri in linea d’aria da casa: davvero una situazione poco invidiabile”.

INSEGNAMENTI #giudicare.

Pandemia e globalizzazione, di G.G Folloni. Niente sarà più come prima. Il virus, improvviso e mortale, si è presentato come il fattore globalizzante più imperioso e potente d’ogni altro tentativo di dare regole comuni alla mondialità. Nell’arco di alcune settimane ha imposto i suoi diktat: mascherine, distanziamento sociale, spostamenti controllati ma, soprattutto, la chiusura generalizzata delle imprese. Come uscire dal tracollo economico generato da questa pandemia? Il virus potrebbe riuscire là dove la voce di Greta Thunberg è risuonata solo come un’esortazione accorata ma senza potere.

La fatica di tornare all’interiorità, di R. D’Ambrosio. Tutto sta cambiando: relazioni, politica, economia, religioni, Europa, globalizzazione. Ma non è assolutamente automatico, né che il cambio sarà positivo, né che impareremo dagli errori commessi nel presente e nel passato. L’assenza di relazioni fisiche ha determinato un aumento fuori misura di contatti e informazioni virtuali.

Maschere e mascherine, di A. Grillo. Le “guerre liturgiche” hanno diviso la comunità tra coloro che capivano l’esigenza del distanziamento e coloro che la consideravano l’usurpazione di un loro “diritto alla messa”.

La Chiesa incontra i fedeli attraverso i social, di G. Cerqueti. Una cosa è certa: dall’esperienza della pandemia verranno fuori esigenze e forme nuove di esprimere la fede. Anche attraverso i canali social. La fede, per molte persone, gioca un peso decisivo nell’affrontare la situazione.

È il tempo del “noi”, di I. De Cave. La crisi collegata alla pandemia ci obbliga a ripensare come affrontare le problematiche collegate alla dignità delle persone. Emerge quindi un forte senso di responsabilità e di senso civico. Mai come oggi il Terzo Settore acquisisce un ruolo fondamentale nell’affrontare le debolezze sociali ed economiche svelate dall’emergenza Covid-19. In Italia viene davvero riconosciuto il suo valore?

RIPARTIRE/RICOSTRUIRE #agire.

La risposta mondiale al coronavirus. Che mistificazione!, di R. Petrella. Il futuro vaccino sarà con un “accesso equo e a prezzo abbordabile di un prodotto e servizio medico di proprietà privata, considerato un bene/merce industriale e commerciale negoziabile sul mercato”. Cioè privato, e non pubblico e gratuito. Se l’attuale tendenza proseguirà, circa 5 miliardi di persone non avranno ancora accesso alla salute nel 2030. La stragrande maggioranza delle persone che non hanno accesso sono povere. L’allerta è grave perché per raggiungere l’obiettivo occorrerà raddoppiare la copertura attuale in soli dieci anni!

Costruire comunità: in cammino per difendere dignità e diritti, di G. Barbera. “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti…”: con queste parole esordisce la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, affermando la loro imprescindibilità da qualsiasi riconoscimento istituzionale. Sebbene spesso vengano calpestati, tutelarli è possibile, ma solo attraverso una solidarietà comune.

Riscoprire l’interdipendenza, di S. Comazzi. Siamo tutti interdipendenti, e la cooperazione internazionale deve guidare questa nuova visione. La nuova cooperazione allo sviluppo deve prendere finalmente in piena considerazione gli stili di vita di tutti. Contaminare l’umanità con il virus della solidarietà, che sarà popolare transnazionale e pacifica. Non una cooperazione “tecnocratico” ed appiattita sul solo efficientismo nell’uso delle risorse.

Scuola: il “dopo” va ripensato, di P. Sentinelli. La didattica a distanza non può considerarsi Scuola. La lezione in presenza è elemento fondamentale per l’apprendimento, attraverso la relazione emozionale. Serve un Piano in campo educativo. Servono ingenti risorse finanziarie per cancellare il precariato diffuso. Per svolgere piani di formazione ricorrente per gli insegnanti, per realizzare interventi di risanamento e riorganizzazione degli spazi scolastici, per ridisegnare una didattica figlia della grande pedagogia cooperativa, per fare della scuola una esperienza formativa relazionale.

One Health – One World: salvare il pianeta per salvare noi stessi, di R. Lembo. L’emergenza sanitaria determinata dal Covid-19 ha messo in evidenza quanto sia necessario, nell’era post-Covid, adottare il paradigma “One Health – One World”, cioè un modello di sviluppo integrato a tutela della salute non solo delle persone, ma anche degli animali e dell’ambiente.

Lavoro: ineguaglianza o inclusione?, B. Bignami. Siamo a un bivio: continuare con un’economia che alimenta il consumismo e prospera nell’ineguaglianza o imbucare la via dell’inclusione? Nessuno deve perdere il lavoro. Necessario un rinnovamento dei rapporti sociali. C’è bisogno di inclusione. Di riabbracciare le situazioni più dimenticate e più fragili. Serve il coraggio di aprire nuovi spazi che consentano forme di ospitalità e di solidarietà reciproca.

Le strade di Papa Francesco, di Don Roberto Battaglia. Le parole del Papa, nei giorni della pandemia, sono un riferimento per tutti. Superando la distinzione “tra credenti e non credenti. Siamo tutti umani”. Superando la cultura dello scarto: tutti abbiamo bisogno di tutti. Operando una «conversione ecologica che si esprima in azioni concrete» attraverso «un movimento popolare “dal basso”». Riconoscere il richiamo di questo tempo, carico di sofferenza e dolore, che ci chiede un cambiamento decisivo «per il domani», ma innanzitutto urgente «ora» per ciascuno di noi.

A Mogong, per continuare il lavoro di Eugenio Melandri. Solidarietà e Cooperazione CIPSI e i tanti Amici che hanno conosciuto Eugenio nelle tante Campagne, Marce, Associazioni, Iniziative fatte insieme e tramite la rivista Solidarietà Internazionale, lo vogliano ricordare non per le infinite cose che ha fatto, ma per quanto ci ha insegnato e ci ha lasciato in eredità. Eugenio ci ha chiesto di non portare fiori al suo funerale, ma di aiutare i poveri.

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