venerdì, Ottobre 11, 2024
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Campagna italiana per il Sudan: uscita la nuova newsletter

«Un trattato non basta: non dobbiamo mai dare per scontato che gli impegni presi sulla parola e quelli firmati su un pezzo di carta siano veramente mantenuti. Costruire la pace in Sudan è un’operazione a lungo termine» (Marina Peter in Scommessa Sudan, 2006). Uscita la nuova newsletter della Campagna italiana per il Sudan:

I fatti (Fonti: Afp, Sudan Tribune, BBC, Misna, Reuters)

Sudan 1/ Scontri di potere nel regime di Khartoum

Il 22 novembre le forze di sicurezza e i servizi segreti sudanesi (NISS) hanno annunciato di aver sventato un tentativo di “destabilizzare la sicurezza nazionale”. L’episodio ha portato all’arresto di 13 persone. Il 26 novembre, sono stati arrestate altre due persone, accusate di aver partecipato all’organizzazione del complotto e di essere in contatto con il Darfur Justice and Equality Movement (JEM), uno dei movimenti ribelli attivi in Darfur, e con altri gruppi di opposizione.

Ipotesi e smentite. Secondo una prima ipotesi fornita dall’Intelligence sudanese l’atto sovversivo era guidato da membri delle National Consensus Forces (NCF) la coalizione di opposizione cui fanno riferimento, tra molti altri, il PCP di Hassan Al Turabi e il National Umma Party. I rappresentanti delle NCF hanno subito negato le accuse.

Nei giorni seguenti è stato reso noto che tra gli arrestati ci sono, invece, diversi uomini politici e militari vicini al presidente Omar el Bashir. Il più noto è Salah Gosh, ex direttore dei servizi segreti, poi consigliere speciale del Presidente, rimosso dal suo incarico lo scorso anno per ragioni non chiare. Tra gli altri, il generale Adil Al-Tayeb, membro del NISS e Mohamed Ibrahim Adbel-Galil, influente generale dell’esercito sudanese (SAF), ritenuto capo del gruppo radicale di matrice islamica conosciuto con il nome di “Al-Sae’ohoon”.

Le posizioni di Al-Sae’ohoon. Il gruppo accusato di aver organizzato il presunto complotto aveva combattuto aspramente contro le forze ribelli sudsudanesi durante la guerra civile fino al colpo si stato che portò al potere l’attuale presidente Al- Bashir nel 1998. Di recente ha criticato la leadership del National Congress Party (NCP), per aver fatto troppe concessioni al governo del Sud Sudan e ha chiesto riforme politiche e maggiore aderenza ai principi dell’Islam dai quali l’NCP si sarebbe allontanato troppo. Al-Sae’ohoon ha accusato anche il ministro della Difesa sudanese del fallimento della lotta contro l’SPLM-N, che da mesi l’esercito sudanese combatte negli stati del Kordofan Meridionale e del Nilo Azzurro. Molti esponenti islamici ritengono che la decisione di arrestare membri di Al-Sae’ohoon sia un’azione preventiva per impedire le riforme richieste.

Manifestazioni a sostegno dei detenuti. Il 24 novembre un gruppo di membri dell’NCP ha protestato in difesa dei tredici arrestati, avvertendo “che qualsiasi maltrattamento subito dai detenuti potrà costare molto caro al governo”. Il gruppo, autoproclamatosi “NCP-Reform Forum”, ha definito la decisione del governo di arrestare “persone oneste esponenti di idee e opinioni diverse da quelle del governo” un crimine nazionale.

In risposta alle dichiarazioni dei dissidenti, l’NCP ha fatto sapere che questo nuovo gruppo era totalmente sconosciuto prima dell’episodio del 22 novembre e che le possibili alternative sono due: presentare la proprie richieste attraverso i canali istituzionali del partito o dichiarare la secessione ufficiale.

Sudan 2/ Nuovo rapporto sulla corruzione

Secondo il rapporto presentato a metà novembre al parlamento sudanese, il denaro pubblico sottratto alle casse dello stato tra Settembre 2011 e Agosto 2012 ammonta a 175 milioni di sterline sudanesi, circa 40 milioni di $. Il rapporto ha messo in luce diversi casi di non trasparenza dell’uso del denaro da parte delle istituzioni pubbliche del paese. Tra i casi citati compare quello della mancata rendicontazione pubblica di 163 milioni di $ da parte del ministero della cooperazione internazionale e delle somme di denaro ricevute da Qatar e Algeria che non compaiono nei rapporti del ministero delle finanze. Secondo quanto si legge nel rapporto, diversi casi di corruzione e di appropriazione indebita del denaro pubblico sono legati agli investimenti nel settore pubblico da parte di soggetti privati. Uno dei settori maggiormente interessati è la costruzione delle dighe.

In base all’indice internazionale sulla corruzione e la trasparenza il Sudan è uno dei paesi più corrotti al mondo e si trova al 177° posto su 182 paesi presi in considerazione.

Sudan 3/ Attivista in carcere da otto mesi

Jalila Khamis è un’insegnante di etnia Nuba e membro dell’SPLM-N il movimento di opposizione al regime di Khartoum, in lotta con l’esercito sudanese in Kordofan Meridionale e nel Nilo Azzurro. E’ originaria di Buram, una località meridionale dei Monti Nuba. E’ stata prelevata dalla sua casa di Khartoum il 14 marzo scorso dalle forze di sicurezza sudanesi e detenuta per due mesi e mezzo nel carcere di massima sicurezza di Omdurman prima di essere trasferita nella prigione femminile dove si trova attualmente . Rischia la pena di morte per avere denunciato pubblicamente la guerra in corso nei Monti Nuba e aver aiutato alcuni sfollati . I famigliari hanno potuto farle visita solamente dopo quattro mesi di detenzione. Hanno denunciato i maltrattamenti, le torture e gli abusi cui Jamila è stata costretta e hanno fatto sapere che soffre di alta pressione e ha bisogno di cure mediche. Diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani, tra cui Amnesty International, hanno lanciato campagne e azioni urgenti per chiedere il suo immediate rilascio. E’ possibile firmare la petizione in suo favore su www.amnesty.org o www.avaaz.org .

Sudan – Darfur 1/ Non si placano gli scontri in Darfur

Il Sudan Liberation Movement guidato da Abdel Wahid Al-Nur (SLM-AW) ha annunciato di aver preso il controllo di una postazione militare appartenente all’esercito sudanese (SAF). L’episodio è accaduto il 23 novembre nella località di Ed- Al-Nabag, a un centinaio di km da Al-Fasher, capitale del Nord Darfur. Secondo quanto dichiarato da un rappresentante dell’SLM-AW, 65 militari appartenenti al SAF sono stati uccisi e le truppe ribelli si sono impossessati di tutto il materiale militare presente nel compound.

Recentemente, il SAF ha accusato l’UNAMID, la missione ONU attiva in Darfur, di aver pubblicato rapporti basati su informazioni non attendibili fornite loro dai gruppi ribelli darfuriani. In uno di questi rapporti le truppe sudanesi sono accusate di aver partecipato agli scontri di Hashaba, località del Nord Darfur a 56 km da Kutum, teatro di duri combattimenti tra SAF e il Sudan Liberation Movement (SLM-MM), un altro gruppo di ribelli attivo in Darfur. Negli scontri dello scorso settembre persero la vita oltre settanta civili.

Sudan- Sud Sudan / Stop agli accordi di Addis Abeba

Il governo del Sudan ha chiesto che la sua controparte sud-sudanese proceda immediatamente al disarmo dello SPLA-N, le truppe armate dell’SPLM-N che da mesi combattano contro l’esercito sudanese negli stati del Kordofan Meridionale e del Nilo Azzurro, prima di procedere all’esportazione del greggio estratto in Sud Sudan attraverso il territorio sudanese. Il Ministro del Petrolio e delle risorse di Juba ha dichiarato che si tratta di una richiesta impossibile perché “questo gruppo di ribelli non si trova in territorio sud sudanese e non abbiamo nessuna sovranità su di loro”. Inoltre, ha precisato il Ministro, non è una condizione prevista dall’accordo di Addis Abeba, firmato lo scorso settembre dalle due parti [si veda Newsletter n.99di ottobre]. Il governo del Sudan ha ribadito la priorità della questione di sicurezza prima di riprendere il commercio del greggio. Il presidente sud-sudanese, Salva Kiir, ha accusato Khartoum di voler deliberatamente ostacolare l’implementazione dell’accordo che prevede già delle misure di sicurezza, come la costituzione di una zona neutra lungo la linea di confine tra i due stati.

Sudan – Sud Sudan/ SAF accusato di un attacco nel Bahr el Ghazal

Secondo quanto dichiarato dalle autorità locali dello stato sud-sudanese del Bahr El Ghazal Settentrionale, l’aviazione sudanese ha bombardato la contea di Aweil Nord per tre giorni consecutivi, tra il 20 e il 23 novembre. L’episodio ha costretto circa novecento civili alla fuga. Khartoum ha negato qualsiasi coinvolgimento e ha ammesso di aver attaccato un avamposto di ribelli sudanesi a 10 km a nord dal confine con la cosi detta area del 14° miglio, contesa tra Sudan e Sud Sudan. Secondo il recente accordo firmato ad Addis Abeba dai rappresentanti dei due governi, questa area dovrebbe essere inclusa nella zona neutra creata per garantire maggiore sicurezza alla popolazione civile lungo i confini tra i due stati [si veda Newsletter n.99di ottobre]. Lo SPLM, il partito al governo a Juba, ha accusato il governo di Khartoum di ammassare nuove truppe lungo la linea di confine e di bombardare i villaggi sud-sudanesi per lasciare spazio al proprio esercito.

Sud Sudan 1 /Il governo lancia la prima campagna per la riconciliazione

Il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, ha annunciato il programma per l’organizzazione della prima conferenza nazionale sui temi della pace e della riconciliazione.

La conferenza dovrebbe svolgersi nell’aprile del prossimo anno a Juba e si prevede la partecipazione di centinaia di rappresentanti delle istituzioni politiche a livello nazionale e locale. Al primo incontro preparatorio hanno partecipato anche numerose istituzioni e ong internazionali, ai quali il presidente ha chiesto l’esplicito sostegno per la realizzazione della conferenza. “Il Sud Sudan ha avuto un passato di guerra e violenze che hanno impedito la convivenza pacifica tra comunità locali vicine; il paese non deve dimenticare quello che è successo ma riconciliarsi con il suo passato”. Ha dichiarato Salva Kiir.

Scontri tra ribelli e truppe governative nel Jonglei. Il portavoce dell’esercito sud-sudanese, Philip Aguer, a metà novembre ha dichiarato che le truppe ribelli guidate da David Yau Yau hanno attaccato diversi villaggi nella contea di Twic, nello stato del Jonglei. Secondo diverse fonti, 6000 uomini armati, per lo più di etnia Murle, stanno avanzando verso le contee di Akobo East, Akobo West and Twic East. Le autorità locali hanno chiesto al governo nazionale e alla comunità internazionale di intervenire immediatamente per scongiurare un nuovo conflitto locale.

Le razzie di bestiame continuano a minacciare la sicurezza nello stato di Unity. Un bambino disperso e 397 capi di bestiame razziati è il bilancio di un nuova razzia avvenuta nella contea di Payinjiar. I sospetti delle autorità locali ricadono sugli abitanti del vicino stato dei Laghi. La mancanza di opportunità di lavoro è uno dei principali problemi del Sud Sudan, una delle nazioni più povere e meno sviluppate al mondo. Meno del 30% della popolazione riceve un’istruzione e metà della popolazione soffre di insicurezza alimentare, secondo i dati forniti dall’ONU. Le razzie di bestiame tra comunità diverse sono una delle piaghe con cui il governo del nuovo stato deve fare i conti. Unity, lo stato dei Laghi, Warrap e Jonglei sono gli stati dove questi episodi si verificano più frequentemente e dove continuano a perpetrare il ciclo della violenza. Negli ultimi due anni, nel solo stato del Jonglei, si calcola abbiamo causato la morte di quasi 2000 persone.

Sud Sudan 2 / Approvata la moratoria sulla pena di morte

Il governo del Sud Sudan ha votato a favore per la moratoria sulla pena di morte. Il 19 novembre scorso, infatti, con 110 voti a favore, 36 astensioni e 39 contrari, il Comitato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato il testo per la nuova risoluzione che sarà votata dall’Assemblea generale in sessione plenaria a dicembre.

Documenti

ICG/ L’urgenza delle riforme per Khartoum

Le riforme politiche, economiche e sociali sono la strada obbligata per Khartoum per evitare nuovi conflitti. E’ quanto viene sostenuto nel nuovo rapporto pubblicato a fine novembre da International Crisis Group, organismo indipendente che monitora le crisi nel mondo. Nel documento viene spiegato perché i problemi del Sudan non sono stati risolti con l’indipendenza degli stati meridionali del paese che dal 9 luglio dello scorso anno costituiscono lo stato del Sud Sudan. E’ l’eccessiva concentrazione del potere e delle risorse nelle mani del governo centrale la radice della lunga guerra civile e delle continue tensioni tra Khartoum e le aree più periferiche del paese, si legge nel rapporto. L’unica possibile soluzione è la costituzione di un governo maggiormente inclusivo e una maggiore distribuzione del potere politico ed economico tra tutte le forze politiche presenti nel paese. Anche le attuali tensioni politiche all’interno del regime, si legge nel documento, sono frutto della concentrazione del potere nella mani del presidente Al-Bashir e del suo stretto entourage. Gli autori del rapporto sottolineano l’importante ruolo che la comunità internazionale può avere nell’indirizzare le scelte politiche dell’attuale presidente. “ Cooperare con un uomo politico ricercato dalla Corte Penale Internazionale, si legge nel documento, potrebbe essere molto controverso per la comunità internazionale…il Sudan ha bisogno di un approccio alla pace reale e comprensivo e la comunità internazionale dovrebbe aver imparato dai fallimenti del passato”. Il rapporto si conclude con una serie di raccomandazioni al governo del Sudan, alle forze dell’opposizione politica e a ONU, Unione Africana e Lega Araba.

Il rapporto in inglese può essere scaricato dal sito www.crisigroup.org

La Campagna italiana per il Sudan è una campagna nazionale di informazione, sensibilizzazione ed advocacy che opera dal 1994. Raggruppa organizzazioni della società civile italiana (Acli, Amani, Arci, Caritas ambrosiana, Caritas italiana, Mani Tese, Ipsia Milano, Missionari e missionarie comboniane, Iscos Emilia Romagna, Nexus Emilia Romagna, Pax Christi) e lavora in stretta collaborazione con enti pubblici e privati italiani e con varie organizzazioni della società civile sudanese. In Italia la Campagna ha fatto conoscere la situazione del Sudan e ha sostenuto i processi volti al raggiungimento di una pace rispettosa delle diversità sociali, etniche, culturali, religiose della sua popolazione. Per informazioni: www.campagnasudan.it.

Coordinamento

Solidarietà e Cooperazione CIPSI è un coordinamento nazionale, nato nel 1985, che associa organizzazioni non governative di sviluppo (ONGs) ed associazioni che operano nel settore della solidarietà e della cooperazione internazionale. Solidarietà e Cooperazione CIPSI è nato con la finalità di coordinare e promuovere, in totale indipendenza da qualsiasi schieramento politico e confessionale, Campagne nazionali di sensibilizzazione, iniziative di solidarietà e progetti basati su un approccio di partenariato. opera come strumento di coordinamento politico culturale e progettuale, con l’obiettivo di promuovere una nuova cultura della solidarietà.